Storia, territorio e tradizione
I Celti in epoca pre-romana si stanziarono a San Daniele del Friuli e furono tra i primi utilizzatori del sale per conservare la carne di maiale. A partire dal XIV secolo la notorietà del Prosciutto di San Daniele valicò i confini friulani e arrivò nelle corti europee. Nella storia più recente il prosciutto di San Daniele è diffuso e conosciuto quale prodotto tipico ed indicato con questo nome sin dal 1800. Negli anni ’20 nascono i primi prosciuttifici e a partire dagli anni ’60 lo sviluppo porta alcune delle aziende produttrici a contribuire alla formazione del mercato del prosciutto crudo nazionale ed internazionale. È degli anni ’30 la notizia che Gabriele D’Annunzio si raccomandava ad un amico bresciano per procurarselo.
La produzione
Tre sono le caratteristiche del San Daniele: innanzitutto le cosce devono provenire esclusivamente da maiali nati, allevati e macellati in dieci regioni del centro-nord Italia. In secondo luogo il rispetto della lavorazione, ereditata da un’antica tradizione, che segue oggi il rigido disciplinare di produzione D.O.P. Infine è necessario che tale lavorazione avvenga a San Daniele del Friuli, dove si riproduce un microclima particolare, ideale per la stagionatura della carne.
La degustazione
Appena tagliata, una fetta di San Daniele è di colore rosso-rosato nella parte magra e bianco candido in corrispondenza del grasso. L’aroma è delicato e diventa più persistente con il protrarsi della stagionatura. Si possono riconoscere sfumature tostate (crosta di pane), note di frutta secca e malto d’orzo. Il sapore è delicato, la sapidità e gli aromi tipici della carne stagionata si fondono insie- me producendo una piacevole e appagante sensazione in bocca. Il Prosciutto di San Daniele è una ricetta in sé, richiede ben pochi complementi e si accompagna preferibilmente con un vino bianco secco, non troppo aromatico.