Storia, territorio e tradizione
Il Salame Sant’Angelo prende il nome dal paese di produzione Sant’Angelo di Brolo, comune dei Nebrodi, in provincia di Messina. La tradizione di lavorare le carni di maiale risale alla fine del xi secolo, quando i Normanni si liberarono della dominazione araba e con essa dalle imposizioni alimentari (la religione musulmana infatti vieta di mangiare la carne suina). In questo modo le carni di maiale furono introdotte nell’alimentazione quotidiana, facendo Sant’Angelo custode di una tradizione unica in Sicilia, tramandata di generazione in generazione.
La produzione
Il Salame Sant’Angelo I.G.P. si ottiene da carni suine selezionate. L’impasto ottenuto dalla miscela di tagli scelti - coscia, lonza, filetto, spalla, coppa e pancettone mondato - pepe nero a mezza grana e sale marino viene introdotto in un budello naturale e si procede poi alla stagionatura. Questa fase, che ha un periodo variabile in proporzione alla pezzatura del prodotto, avviene in ampi locali dove i salami prendono il profumo della vegetazione circostante. Il micro- clima dell’area di produzione ha un ruolo fondamentale nella fase di stagionatura. Le correnti aeree, la temperatura e l’umidità concorrono a definire il caratteristico aroma fragrante e leggermente speziato di questo prodotto. Al termine della lavorazione il prodotto in commercio può variare dai 200 g ai 3,5 kg.
La degustazione
Al taglio il salame presenta un colore rosso rubino con granelli di grasso visibili e ben definiti. Si consiglia di tagliarlo a fette spesse, come prevede la tradizione. Ottimo accompagnato da verdure sott’olio, olive e pane. Si accosta molto bene con del vino rosso strutturato.